Una storia divina e di vino
C'era una volta, in un'Italia senza tempo, un'antica leggenda che parlava del potere divino dell'unione. Si diceva che ogni volta che le famiglie si riunivano attorno a una tavola imbandita, o nei prati verdi per un picnic sotto il sole, si celebrava un rito sacro. I bambini correvano felici, e gli adulti ridevano di cuore; il cibo era offerto come dono agli dèi del convivio, e il vino scorreva come nettare degli dei. In quei momenti, l'umanità e la divinità si toccavano.
Nelle piazze delle città, quando la gente si radunava per assistere a uno spettacolo, per ammirare un'opera d'arte o un dipinto, si diceva che stavano assistendo alla manifestazione del divino. Non era solo arte, ma una finestra sull'eterno, un'occasione per gli uomini di avvicinarsi agli dèi, anche solo per un istante.
E poi c'era l'amore, l'unione divina di due semidei: l'uomo e la donna. Insieme, formavano una coppia sacra, espressione del principio maschile e femminile, come due metà di un intero cosmico. La loro unione non era solo umana, ma rifletteva l'antico connubio tra terra e cielo, tra uomo e divinità. Alcuni dicevano che il divino poteva incarnarsi in mille forme: un Dio benevolo, una Madonna misericordiosa, una Dea della fertilità. Ma non solo il bene aveva il potere di riunire: anche il maligno, sotto forma del dio oscuro, radunava intorno a sé le anime perse e corrotte, nel suo regno d'ombra.
Si raccontava che l'inferno fosse il luogo dove queste anime si incontravano, in una perversa parodia delle riunioni divine. Era la piazza del male, il contraltare oscuro delle piazze terrene, dove le anime perverse si univano sotto la guida del dio malvagio.
E in mezzo a tutto questo, il vino. Il vino, chiamato "di-vino", era il tramite tra il bene e il male, tra il cielo e la terra. Nelle riunioni famigliari, riuniva i cuori e scaldava le anime; ma poteva anche trascinare gli uomini nell'ombra, nelle tentazioni del male. E infine, c'era il divano, simbolo terreno dell'unione. Su quel divano, dove i corpi si intrecciavano, si celebrava l'ultimo rito divino, quello dell'amore, dove gli amanti si fondevano in un unico essere, incarnazione dell'unione sacra e profana insieme.
Così, secondo la leggenda, ogni volta che le persone si riunivano, in famiglia, in piazza o nel calore di un abbraccio, si celebrava il divino, in tutte le sue forme, siano esse di luce o di ombra.
Di Redazione
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